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Il Santuario di N.S. di Misericordia:il culto e l’arte

 APPROFONDIMENTO

Il Santuario di N.S. di Misericordia di Savona ricopre un ruolo importante nel panorama ligure sotto due profili: quello religioso, costituendo un luogo di riferimento per il culto mariano tanto da essere considerato, per alcuni secoli, il  più importante centro mariano dopo la Santa Casa di Loreto. Infatti, in seguito all’evento miracoloso dell’Apparizione della Madonna di Misericordia al contadino Antonio Botta il 18 marzo del 1536 e l’immediato avvio dei lavori per l’edificazione della Basilica, il luogo divenne meta religiosa di forestieri e visitatori illustri con una continuità che, con modalità differenti, giunge sino ai giorni nostri.

 

Altrettanto importante il ruolo artistico del Santuario savonese che si offre ai visitatori con una facciata ricca ma discreta, realizzata tra il 1609 e il 1611 dal ticinese Taddeo Carlone

L’interno della Basilica, a tre navate, raccoglie pregiate opere artistiche, a partire dagli affreschi delle campate di Bernardo Castello raffiguranti la “Vita della Vergine”, all’altare maggiore e ai laterali arricchiti da antiche tele. Da segnalare, in particolare, la pala d’altare raffigurante “l’Annunciazione” di Andrea Semino, la “Presentazione della Vergine al tempio” di Domenico Zampieri detto Domenichino, la  “Natività della Vergine” eseguita dal pittore romano Orazio Borgianni, un’opera di alta qualità descritta dall’illustre  critico d’arte Roberto Longhi.
Tra gli altari della chiesa quello che si discosta da tutti gli altri è il terzo a sinistra. La grande pala,  che rappresenta  la “Visitazione”, è attribuita a Gianlorenzo Bernini ed è interamente realizzata in marmo bianco e scolpita ad alto rilievo. La vicenda della costruzione dell’altare è molto complessa, ma è stata recentemente chiarita. 
La cappella venne concessa nel 1636 alla famiglia savonese dei Siri, legata alla corte papale di Urbano VIII.
Il Vescovo di Sagona in Corsica, Giò Stefano Siri morto nel 1636 a soli trentatré anni, dispose di essere sepolto in una cappella del Santuario di Savona nella propria cappella della “Visitazione”. Successivamente, la famiglia Gavotti subentrò ai Siri nel giuspatronato della cappella stessa e, furono proprio i Gavotti a  sostenere le spese per sbarcare la cassa contenente “il quadro di marmo bassorilievo” ed il  trasporto fino al Santuario.
Ricca anche la decorazione scultorea del Santuario savonese. Il fulcro è costituito dal gruppo marmoreo raffigurante N.S. di Misericordia con accanto, in ginocchio, Antonio Botta, collocato nella nicchia dell’abside della cripta, là dove secondo la tradizione si verificò l’evento miracoloso, realizzata da Pietro Orsolino, originario del comasco.
Ad arricchire il patrimonio storico-artistico del Santuario di Savona sono state, nel corso dei secoli, le ingenti donazioni offerte da nobili famiglie ma anche legate al culto popolare, testimoniato dai numerosi ex voto.
Questo patrimonio è oggi conservato all’interno dell’attiguo Museo del Tesoro di N.S. di Misericordia che  raccoglie paramenti sacri, arredi liturgici in argento e il Tesoro della Vergine.
La ricchezza del patrimonio tessile del Santuario consente di seguire, attraverso i parati conservati nel Museo del Tesoro e nel Laboratorio dei Tessuti, realizzato intorno al 1990 dalla Soprintendenza per il patrimonio storico ed artistico della Liguria, l’evoluzione serica nel corso dei secoli. Si tratta per lo più di parati liturgici realizzati con tessuti concepiti per l’abbigliamento femminile, arrivati a far parte del patrimonio del Santuario attraverso donazioni di dame dell’aristocrazia, secondo una prassi molto diffusa nel XVIII secolo.
Tra gli esemplari tradizionalmente più antichi si cita la borsa da calice che, insieme ad un ricco paramento oggi non più esistente, è stata donata al Santuario da Emanuele Filiberto di Savoia nel 1563 come ringraziamento per la nascita del proprio figlio.
Del secolo successivo è la pianeta detta “del Duca di Urbino” poiché venne inviata al Santuario nel 1628 da Francesco Maria della Rovere. Questo manufatto presenta motivi ornamentali che raffigurano  tralci di quercia  con foglie e ghiande che caratterizzano l’emblema del donatore.
E’ però il Settecento il secolo meglio rappresentato nei parati del Santuario, quando nelle stoffe denominate “bizzarre”, rompendo con la tradizione, sono realizzate sofisticate elaborazioni con motivi astratti, caratterizzate dalla vivacità delle tinte  ed estrosità degli accostamenti cromatici. Nel decennio tra il 1730 e 1740 si assiste ad una nuova svolta nell’elaborazione dei motivi decorativi per le stoffe dovuta ai tessitori lionesi. Deliziosi esempi  di  tale  produzione si ritrovano in alcuni dei parati liturgici  del Santuario caratterizzate da disegni  naturalistici del famoso tessitore e disegnatore francese Jean Revel, da cui prende appunto nome lo stile omonimo. 
Ricco, infine, il Tesoro dei gioielli, composto da una ventina di pezzi di varia tipologia che si collocano tra il XIX ed il XX secolo. Tra questi l’oggetto di maggiore rilievo è la corona che, secondo la tradizione è stata donata dal Capitolo di San Pietro in Vaticano grazie al lascito di Alessandro Sforza. Essa fu salvata miracolosamente dalle requisizioni napoleoniche e servì per la solenne incoronazione della statua della Vergine compiuta da Papa Pio VII il 10 maggio 1815. Tra gli oggetti di maggior pregio si segnala il pendente a cuore inviato nel 1911 dal collegio di Nostra Signora di Misericordia di La Plata, in Argentina e, la cintura in memoria di Ernesta Bozzano Garbarini con la sua data di nascita, di matrimonio e di morte.
Di grande importanza, ancora, la raccolta di ex voto, segno della fervida devozione rivolta a N.S. di Misericordia. Nel  corso del XVI secolo come segno di riconoscenza per le grazie ricevute o per gli scampati pericoli dalle calamità attribuiti all’intercessione della Vergine di Misericordia, si diffuse l’uso di offrire immagini votive che descrivevano i miracoli in piccoli dipinti su tavola o tela o su lamine in argento lavorate a sbalzo. 
Alcuni sono stati realizzati anche da noti artisti savonesi  come il Malato in Ospedale dell’artista cairese  Carlo Leone Gallo, più noto come paesaggista,  o lo “Scoppio del forte di Sant’ Elena”, dipinto da Emanuele Martinengo, che raffigura la scena culminante dello scoppio della polveriera del Forte Sant’Elena, presso Vado Ligure, in cui è raffigurata la facciata della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista.
Un ex voto significativo in quanto il tipo di rappresentazione differisce dai modi consueti in ambito votivo,  è il Crollo della fornace di Albissola, un olio su tela , che si riferisce ad un incidente avvenuto nel 1839.
A volte venivano anche donati materiali direttamente connessi con l’evento miracoloso come armi, proiettili, parti di imbarcazioni, modellini di navi realizzate in legno dipinto. 
Il Santuario di N.S. di Misericordia, ancora oggi, costituisce una meta di riferimento per i fedeli che, con continue donazioni, sottolineano la forza del culto della Vergine di Savona. La Basilica e l’attiguo Museo del Tesoro, unitamente al Laboratorio dei Tessili, sono anche oggetto di visite di turisti attenti e di continui studi da parte di ricercatori di primo piano impegnati nella valorizzazione e nella tutela dei patrimoni più belli d’Italia.